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Paura di crescere nei ragazzi del 99
Adolescenti di lungo corso, ben oltre i ventanni, si stordiscono con la musica, non riescono a staccarsi dalla famiglie. Chiedono valori, ma non trovano risposte.
Non chiamiamoli più teen-agers. L?ultima ricerca sui giovani Italiani, che porta la firma del sociologo Giorgio Tonolo (Adolescenza e identità, Il Mulino), conferma che l?adolescenza si è ormai dilatata ben oltre i 20 anni. Fatto che comporterebbe appunto, da subito, un primo aggiustamento lessicale: non si tratta più dell?età dei teen (fifteen, sixteen ecc.). La ricerca ha preso in esame 12.000 giovani in un arco di ben 8 anni (dal ?90 al ?98) studiati, in tutt?Italia, dai Cospes, i Centri di orientamento scolastico-professionale dei Salesiani. «Il momento di sospensione vissuto dai giovani», scrive il coordinatore dell?indagine, «non si conclude a 18 anni, ma intorno ai 20-22 anni e la famiglia, la scuola, gli amici, il sesso, il tempo libero assumono significati diversi da ieri».
Eccoli dunque i ragazzi degli anni ?90. Come occupi il tempo libero che trascorri fuori casa? – è stato chiesto loro. Il 94% ha risposto di botto: «Esco con gli amici». Ma i luoghi variano: 36 su 100 prediligono strade e piazze – percentuale che, per i maschi, aumenta al crescere dell?età. Il 30,8% invece (ma la percentuale cresce col passare degli anni) ama ritrovarsi in casa. Seguono, a debita distanza, campi sportivi, palestre, oratori, verso i quali affluisce, complessivamente, circa un quarto del campione. La discoteca raggiunge il top intorno ai 18 anni anche se le femmine provano ?un?attrazione febbrile? allo scoccare dei 15. In ogni caso, dicono i ricercatori, «al diciannovesimo anno, sia per gli uni che per gli altri, si verifica un ridimensionamento del fenomeno».
Fra gli argomenti ?maschili? di discussione trionfa lo sport (48%), il tempo libero (34%), la musica e lo spettacolo (22%), mentre le chiacchierate fra amiche vendono protagoniste ?le confidenze o i problemi?, nel 46,7% dei casi, e ?l?autorealizzazione nella scuola e nella professione? (30%). Crescendo, però, «vi è una tendenza comune tra maschi e femmine a lasciarsi sempre meno attrarre da fenomeni prevalentemente esteriori». Aumenta cioè l?attenzione per i fatti personali, i problemi sociali, gli avvenimenti di cronaca. I ragazzi degli anni ?90 guardano la tv, convinti (nel 54,4% dei casi) di «poterla spegnere in qualsiasi momento». Sono però videodipendenti confessi 15 giovani su 100. Assai presente, nel tempo libero dei ragazzi, la musica anche se, uno su cinque, dice di ascoltarla perché «eccita, stordisce e fa uscire dalla realtà».
Papà e mamma rimangono, anche per questa generazione, il fattore di crescita più importante: «l rapporto con i genitori», dice Tonolo, «e il clima educativo della famiglia restano in molti casi il fattore più influente sulla maturazione individuale e sociale dell?adolescente». Raramente si trovano figure adulte significative al di fuori della cerchia familiare. Anzi, per il 36% non ci sono dei ?grandi? che contino fuori di casa. Quando si ammette che ce ne possano essere – nel 28% dei casi – si parla di ?parenti?. Solo il 12% individua «un amico di età un po? maggiore», mentre gli insegnanti si fermano al 10%, e i sacerdoti al 5%, percentuale identica a quella degli ?animatori?.
Sulla scuola il giudizio non è esaltante. Fra le varie risposte che potevano fornire, solo 45 diciannovenni su 100 hanno affermato di «essere stati coinvolti e di aver partecipato». Il 42,3% dichiara di «essere stato aiutato a scoprire i valori della vita», ma solo il 15,5 ritiene di «aver trovato comprensione».
Tornano in primo piano i genitori anche quando si prendono in esame le convinzioni religiose dei ragazzi. Nel 42% dei casi in cui un giovane intraprende un cammino di fede, la figura di riferimento è la madre. Il padre è decisivo per il 34% dei casi e gli altri familiari incidono per il 16%. Poco sotto i religiosi (14%), gli insegnanti di religione (11,8%), altri adulti (11,8%). La Chiesa, come istituzione, è relegata al 7,8%. Il sentimento religioso però si affievolisce con il passare degli anni: al giro di boa dei venti anni, i ragazzi che mantengono ?un senso di appartenenza? sono ridotti alla metà. La ricerca svela, infine, che i giovani italiani non sono tutti uguali da Nord a Sud. I ragazzi meridionali presentano «un livello evolutivo globale più alto» dei loro coetanei centro-settentrionali.
Niente sesso, please. Siamo giovani
A giudicare dal bombardamento mediatico cui sono sottoposti, dovrebbero essere quelli della sex-generation. Invece, se è vero che nei 12.000 teen-agers italiani studiati dai Cospes «la realtà della sessualità coinvolge sempre più profondamente sentimenti e comportamenti dell?esistenza», solo per il 37,3% degli intervistati l?adolescenza è l?età del primo rapporto sessuale completo. Arriva fra i 14 e i 15 anni nel 2,4% dei casi e nel 10,2% un anno dopo. La percentuale sale al 15,7% per i diciassettenni e al 19,3% per i diciottenni, mentre la ?prima volta? arriva a 19 anni nel 32,5% degli intervistati. Con un nota bene: i maschi hanno, mediamente, percentuali doppie rispetto alle femmine. Fra i 63 su 100 che preferiscono i sentimenti, 1 su 4 «ha vissuto un rapporto affettivo più a livello di immaginazione che di relazione concreta». «Nella prima adolescenza i rapporti eterosessuali sono pervasi da aspetti difensivi di turbamento e di paura», si può leggere nella ricerca. «I comportamenti concreti si collocano ancora frequentemente fra l?infantile e l?egocentrico».
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